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BiKe Sharing Problems

In uno dei miei ultimi viaggi nel nord Europa, più precisamente in Danimarca, ho potuto notare delle sostanziali deficienze o mancanze all’italiana.

Vi prego di non prestare troppa attenzione alla mia scarsa capacità descrittiva tramite scrittura.

Essendo un’UomConiglio, pecco in quella che per voi è la normalità. La scrittura in generale e l’Italiano in particolare, non sono di mia padronanza.  

Vorrei parlarvi del conosciuto BikeSharing.

A mio avviso un bellissimo modo per diminuire il traffico, lo smog, migliorare la propria salute e la prestanza fisica. Non vi svuota il portafoglio e soprattutto vi fa guadagnare preziosi minuti visti i tempi che “corrono”.

Partiamo dall’oggetto al centro di questo servizio: La Bicicletta

Qui di seguito noterete alcune foto di biciclette prese ad esempio per il nostro critico farfugliare.

Le differenze tra i mezzi sono sostanziali.  

Da qui pongo la domanda: cosa porta un’amministrazione comunale, un’assessore ai trasporti pubblici nello specifico, ad acquistare un ciclo piuttosto che un altro!? Quali sono i criteri di scelta?! Nel caso italiano, le bici prese in esame sono di Bologna e Milano. Notiamo dei mezzi pesanti con apparati frenanti che necessitano di continua manutenzione, ruote composte da raggi di facile rottura e totalmente ricoperte di futilità plastiche. 

Al contrario, il collega danese, ha optato per una bicicletta molto minimale, nessuna presenza di fili per l’apparato frenante, sono dotate di “pedalata all’indietro”, la pesantezza del mezzo non è nemmeno paragonabile e per quanto riguarda la presenza di plastica, bhè esclusivamente quella utile; ovvero 5 raggi che non necessitano di manutenzione, ed una piccola targa posta sul manubrio in cui vi è stampata la mappa con tutti i punti bike-sharing presenti nel centro città. Questo facilita enormemente la restituzione dei mezzi e la conoscenza topografica del centro cittadino da parte d’un ipotetico turista.

In seconda battuta vorrei spendere due parole sulla modalità di prestito del mezzo.

A Milano o Bologna, bisogna registrarsi ad un apposito ufficio, avere una tessera e ricaricarla di volta in volta. Una specie di abbonamento. Questo rende molto meno fruibile il servizio, sia dai cittadini che dagli stranieri in visita. Al contrario in Danimarca, a Kobenhavn per precisione, il prestito avviene con l’inserimento di 20 Krone nel manubrio della bici. Identico al sistema di prestito dei carrelli di un supermercato. Prendete la vostra bici, inserendo la moneta, utilizzate il mezzo per quanto tempo desiderate, scegliete il punto di restituzione più vicino alla vostra destinazione e reinserite il gancio nel manubrio riappropriandovi del vostro doblone.

In Italia il prestito delle biciclette, ha una fascia oraria, siete quindi legati ad un orario, per non incappare in multe accessorie. A Kobenhavn non ci sono limitazioni di tempo, potete tenere la vostra bicicletta quanto più vi serve.

Ora lascio a voi tutte le valutazioni del caso, facendovi però una domanda.

O si tratta di pura ignoranza in materia, e poca conoscenza del fenomeno. Ma soprattutto poca concezione utilitarista delle cose…, siamo di fronte al solito fenomeno di spreco italico, oppure c’è una netta differenza nel fare le cose con cognizione, tra gli “altri” e noi Italiani!? I progetti vengono fatti per le proprie tasche invece che per le tasche dei cittadini.

UnSalutoBaffuto.